Orazio Carmina: Libro 3, Carme 30, Versione tradotta, Versione Tradotta

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CAT_IMG Posted on 29/3/2010, 10:28


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Exegi monumentum aere perennius regalique situ pyramidum altius, quod non imber edax, non Aquilo inpotens possit diruere aut innumerabilis annorum series et fuga temporum. Non omnis moriar multaque pars mei uitabit Libitinam; usque ego postera crescam laude recens, dum Capitolium scandet cum tacita uirgine pontifex. Dicar, qua uiolens obstrepit Aufidus et qua pauper aquae Daunus agrestium regnauit populorum, ex humili potens princeps Aeolium carmen ad Italos deduxisse modos. Sume superbiam quaesitam meritis et mihi Delphica lauro cinge uolens, Melpomene, comam.



Ho innalzato un monumento più duraturo del bronzo e più alto della mole regale delle piramidi, (tale che) non la pioggia che corrode, non l’aquilone sfrenato o l’infinita serie degli anni e il susseguirsi delle stagioni (lo) potranno diroccare. Non morirò del tutto, anzi molta parte di me stesso eviterà Libitina sempre vivo, io crescerò continuamente nella lode dei posteri, finché il pontefice salirà, con la vergine silenziosa il Campidoglio. Dove l’Ofanto rumoreggia violento e dove Dauno regnò, povero d’acqua su popoli agresti, si dirà che io, da umile divenuto famoso, ho tratto per primo in ritmi italici la poesia Eolia. Ammantati, o Melpomene, dell’orgoglio ottenuto con i tuoi meriti e a me cingi di buon grado con l’alloro Delfico la chioma.
 
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