VERSIONE:Esempi di ingratitudine

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CAT_IMG Posted on 8/3/2010, 15:00


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Furius Camillus incolumitatem suam tueri non valuit in urbe, cuius ipse salutem stabiliverat et felicitatem auxerat: a L. enim Apuleio tribuno plebis peculatus accusatus duris atque ferreis sententiis, in exsilium pulsus est, et quidem eo tempore, quo, optimo iuvene filio spoliatus, solaciis adlevandus erat, non cladibus onerandus. Sed immemor patria tanti viri maximorum meritorum, exequiis filii damnationem patris iunxit. At aerario abesse tribunus plebis querebatur XV milia aeris: tanti namque poena finita est. Indignam summam, propter quam populus Romanus tali principe careret!
Africanus Superior rem publicam bello Punico paene exanguem atque morientem Carthaginis dominam reddidit. Cuius clarissima opera iniuriis pensando, cives vici ignobilis ac desertae paludis eum accolam fecerunt. Eiusque exsilii acerbitatem non tacitus ad inferos tulit, sepulcro suo inscribi iubendo: "Ingrata patria, ne ossa quidem mea habes".


Furio Camillo non riuscì a difendere la sua incolumità nella città, della quale egli stesso aveva stabilito la salvezza e aumentato la felicità: infatti accusato di concussione dal tribuno della plebe Lucio Apuleio con dure e ferree sentenze, fu cacciato in esilio, e per di più in quel tempo, privato del figlio ottimo giovane, era da consolare con parole di conforto, non da coprire di miserie. Ma la partia dimentica degli eccellenti meriti di un così grande uomo, aggiunse al funerale del figlio la dannazione del padre. Infatti il tribuno della plebe lamentava che dall'erario mancassero quindici mila denari: infatti la pena fu definita su questo fatto. Somma vergognosa, se a causa di essa il popolo romano venisse a mancare di un tale comandante!
Sipione l'Africano durante la guerra punica rese la repubblica quasi esangue e morente signora di Cartagine. Compensando di lui le eccellenti opere con le ingiurie, i cittadini di un villaggio ignobile e di una palude deserta lo fecero cittadino. Ma egli non portò l'amarezza dell'esilio in silenzio nella tomba, ordinando di scrivere sul suo sepolcro:" ingrata patria, di sicuro non avrai le mie ossa".
 
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